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La Bella e La Bestia
La Bella e La Bestia
EPISODIO 1
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EPISODIO 2
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EPISODIO 3
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La Bella e La Bestia
EPISODIO 4
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C'era una volta un mercante che era davvero straricco.   Ma per lui il tesoro più prezioso di tutti erano i suoi figli, tre maschi e tre femmine.   Credeva nel potere dell’istruzione e non risparmiò denaro per farli studiare con i migliori insegnanti.  Le sue tre figliole erano tutte particolarmente belle, specialmente la minore che fin da piccolissima era di una bellezza abbagliante, tanto che fu soprannominata Bella.   Bella però, oltre a essere bellissima, a differenza delle sue due sorelle, era anche un tesoro di ragazza. Aveva un cuore d’oro, ed era cordiale e alla mano con chiunque.   Le altre due, invece, solo perché avevano un bel faccino si comportavano in maniera spocchiosa e insopportabilmente snob con tutti quanti. Non salutavano i vicini e le persone comuni che incontravano ma, dalla mattina alla sera, badavano solo a far la riverenza ai nobili, andare a spasso, a teatro, in carrozza e ai balli, oltre che a imbellettarsi e a incipriarsi il naso.   Bella, dal canto suo, era un’amante dei libri e trascorreva buona parte delle sue giornate immersa nella lettura.   Arrivarono all’età in cui le ragazze, un tempo, solitamente ricevevano le prime proposte di matrimonio.  Le sorelle maggiori storcevano il naso davanti a qualsiasi innamorato e dicevano che non si sarebbero abbassate a sposare nessuno che non fosse, come minimo, un duca o un conte.   Bella, invece, rifiutava i pretendenti con garbo e gentilezza, dicendosi dispiaciuta di non ricambiare i loro sentimenti. Inoltre, confessava di sentirsi troppo giovane per sposarsi e di voler trascorrere ancora qualche anno nella casa del suo adorato papà.     Un brutto giorno, visto che le crisi economiche e gli sconvolgimenti del mercato arrivano quando meno ce lo si aspetta, il mercante andò in rovina e perse ogni ricchezza, tanto che non gli rimase altra proprietà che una casupola molto lontana dalla città.  Con le lacrime agli occhi l’uomo comunicò ai figli che avrebbero dovuto trasferirsi in quella casetta in campagna e che, perdipiù, se volevano tirare avanti, dovevano rimboccarsi le maniche e adattarsi a lavorare la terra.   Immaginate la reazione delle sorelle maggiori!  – Nemmeno per sogno! Noi non andremo mai a vivere fuori città! – strillarono mettendosi le mani nei capelli.  Dissero che, piuttosto, sarebbero andate ad abitare dai loro fidanzati del momento, due nobili spiantati. I due però, appena seppero che le due ragazze non avevano più un soldo e che avevano intenzione di trasferirsi da loro, le piantarono in asso senza pensarci due volte.  Questo pettegolezzo, ovviamente, fu subito sulle labbra di tutti gli abitanti della città.  – Ben gli sta a quelle due galline bollite di dover abbassare la cresta! – diceva la gente.  – Ora, che vadano a fare le smorfiose tra le pecore e i montoni! – commentavano i loro concittadini, che d’altra parte erano sinceramente dispiaciuti che la stessa sorte toccasse anche a Bella.  – Povera ragazza! – commentavano dispiaciuti gli abitanti della città, – Non si merita una vita di stenti, gentile e di buon cuore com’è. –  Un sacco di giovanotti per bene le rinnovarono la proposta di matrimonio: sarebbero stati ben felici di sposarla anche senza un soldo di dote, ma Bella lì rifiutò di nuovo tutti. Diceva di non voler abbandonare suo padre nel momento del bisogno. Desiderava stargli accanto e aiutarlo nel lavoro dei campi.   Naturalmente, nemmeno Bella era felice di essere diventata povera (chi mai ne sarebbe contento?) ma decise di reagire e prenderla con filosofia.  – Quel che è stato è stato, – si disse – e neanche versando tutte le lacrime del mondo potrei avere indietro un’unghia di ciò che ho perso. Meglio che cerchi di essere felice: posso riuscirci anche se non ho più un centesimo. Del resto, si sa: i soldi non fanno la felicità.  –  Finito il trasloco nella casetta in campagna, che fu rapido perché alla famiglia era rimasto poco o niente, il mercante e le tre ragazze cominciarono una nuova vita da contadini. Come andò?  Bella affrontò con energia la situazione: si svegliava prima dell’alba, preparava i pasti per tutti, si prendeva cura della casa e lavorava sodo.   Naturalmente, quando si è cresciute circondate da cameriere, maggiordomi e chef non è facile farsi carico di tutte le faccende domestiche da un giorno all’altro. Bella però ce la mise tutta e in poco tempo si adattò perfettamente alla nuova vita. Anzi, l’attività fisica e la vita all’aria aperta le fecero un gran bene alla salute.   Quando le restava un po’ di tempo libero, Bella suonava oppure leggeva qualche pagina dei suoi amati libri.   E le sorelle maggiori? Loro si svegliavano alle dieci del mattino e per tutto il giorno ciabattavano su e giù per la casa in vestaglia, piagnucolando e senza alzare un dito per aiutare Bella. Non solo! Per giunta, il loro unico divertimento era apostrofare e prendere in giro la sorella più piccola.  – Guardala! Come è contenta di lavorare e occuparsi delle faccende di casa, – ridacchiavano. – Si vede che ha un talento naturale per fare la sguattera! –  Bella incassava in silenzio e con pazienza, ma al padre delle ragazze non sfuggiva nulla.  Sapeva benissimo, infatti, che la sua figlia minore era molto più educata e gentile delle altre due.    A un anno dal loro trasferimento in campagna, una grande notizia arrivò alla loro casupola. Una lettera avvisava che una nave di proprietà del mercante, piena zeppa di merci preziose, era arrivata al porto.   Finalmente, forse, la famiglia avrebbe potuto riscattarsi dalla miseria! Le due figlie maggiori per poco non si misero a saltare sul letto dalla contentezza.  E sommersero il genitore, che si preparava a partire per il porto, con richieste di regali di ogni tipo: piume di struzzo, caviale, vestiti all’ultima moda, scarpe col tacco alto, accessori di lusso e chi più ne ha più ne metta.  Bella, imbarazzata per tutte le pretese delle sorelle, così tante che avrebbero mandato di nuovo il padre sul lastrico se per caso fosse tornato ricco, non chiese nulla per sé.   – Bella, vuoi proprio che non ti compri niente? – le chiese il genitore un po’ dispiaciuto.  –Visto che sei tanto buono da volermi portare un regalo, caro papà, ti chiederò, se puoi, di portarmi una rosa. Come sai, qui da noi non crescono. –    Non che Bella smaniasse per avere una rosa. Aveva fatto questa richiesta solo per non distinguersi troppo dalle sorelle che, se non avesse domandato nulla, l’avrebbero accusata di volersi solo pavoneggiare agli occhi del padre.   Purtroppo, il viaggio del mercante non andò affatto bene.  Arrivato al porto, infatti, l’uomo fu coinvolto in un processo e, dopo mille disavventure tra avvocati e giudici, fu costretto a tornare a casa ancora più povero di com’era partito. Partì in preda all’ansia e alla preoccupazione.   Cammina cammina, il mercante arrivò in un bosco così folto e fitto di alberi che vi si perdette. Per giunta era inverno e la neve cadeva, ricoprendo ogni cosa di uno spesso manto bianco e rendendo ancora più difficile orientarsi.
La Bella e La Bestia
Sfortunato mercante, che aveva perso la strada di casa e si ritrovava a vagare sotto la neve in un bosco sconosciuto!   All’improvviso però… che meraviglia! Mentre l’uomo avanzava a fatica sotto quella che ormai era una vera e propria bufera di neve, stretto nel mantello e piegato in due per ripararsi dal vento, notò una luce in lontananza. Camminò in quella direzione e scoprì che la luce proveniva da un magnifico castello, splendidamente illuminato.  Rincuorato, il mercante si sforzò di allungare il passo. Sferzato dal vento e dalla bufera, non vedeva l’ora di trovarsi all’asciutto.   Giunse al castellò: il ponte levatoio era abbassato, il portone era spalancato e le luci splendevano, ma nel luogo sembrava non esserci anima viva.   Il castello, pur deserto, sembrava tutt’altro che abbandonato e in rovina.  Il cavallo del mercante entrò nella stalla, che era aperta, e trovò fieno e biada nella mangiatoia. Nitrendo di gioia, senza fare complimenti, la cavalcatura si avvicinò e cominciò a mangiare. Vedendo l’animale rifocillarsi, il mercante decise di entrare nei saloni del castello. Forse avrebbe trovato da mangiare anche lui.  – C’è nessuno? – domandava aggirandosi per i corridoi e affacciandosi sulle porte delle magnifiche stanze. Nessuna risposta. Un po’ in imbarazzo, tremante e intirizzito, si accomodò nel salone su un’immensa poltrona di velluto, che era sistemata davanti a un allegro fuoco scoppiettante. Lì accanto, c’era una tavola imbandita con ogni prelibatezza: antipasti, primi, secondi, contorni e dessert. Il mercante notò che, stranamente, era stata apparecchiata per una persona sola.  Si fecero le undici di sera, ma nessuno era arrivato al castello.  Allora il mercante, sfinito dalla fame, vergognandosi un po’ perché nessuno l’aveva invitato, afferrò una coscia di pollo e la divorò in un paio di morsi. Era deliziosa! Bevve anche un sorso di vino da un calice in cristallo di squisita fattura. La bevanda gli diede un po’ di coraggio e il mercante riprese l’esplorazione del castello. Trovò una camera in cui troneggiava un letto a baldacchino, con coperte caldissime e soffici cuscini. Il mercante ci si sedette sopra… che sensazione stupenda! Aveva intenzione di riposarsi solo un momento perché sapeva che è molto maleducato entrare nei letti altrui senza invito ma era così stanco che, pur senza volerlo, si addormentò profondamente.   Risvegliandosi, invece degli abiti laceri e consumati che non cambiava da giorni, il mercante si trovò addosso un vestito nuovo di zecca, fatto di tessuti pregiati e rifinito con cura.  – Adesso capisco! – si disse – In questo castello deve abitare una fata buona che si è commossa per la mia situazione disastrosa e ha deciso di aiutarmi. –  Lanciò un’occhiata fuori dalla finestra e… che magia! La neve era scomparsa. Al suo posto c’erano bellissimi pergolati in fiore.   Nel salone dove la sera prima aveva addentato di straforo la coscia di pollo lo aspettava niente meno che una tazza di cioccolata calda, con un bel ciuffo di panna montata in cima!  Questa volta, il mercante si accomodò tranquillamente a tavola e se la prese comoda, gustandosi la colazione. Dopo essersi pulito le labbra con un tovagliolo bianchissimo esclamò: –Ti ringrazio dal profondo del cuore, cara fata, per la tua squisita ospitalità! –  Detto questo, uscì all’esterno, prese il suo cavallo e, passando sotto un pergolato carico di rose appena sbocciate, si ricordò della richiesta di Bella, ovvero quella di portarle in dono una rosa. Allora allungò una mano e con delicatezza ne colse una.  …Non l’avesse mai fatto!    – Aaarrrrghhhh! Ah, le mie rose… – Urla rabbiose mandarono in frantumi la quiete del giardino.   Le grida che attraversavano l’aria provenivano da una strana creatura, un uomo dall’aspetto animalesco, che sembrava essere spuntato dal nulla e che ora fissava con rabbia il mercante.  Quest’ultimo era bianco come un lenzuolo fresco di bucato.   – Siete davvero un miserabile ingrato! – lo aggredì il nuovo venuto. – Vi ho accolto nel mio castello e ospitato con ogni riguardo e voi? Mi ricambiate rubandomi ciò a cui tengo più di ogni cosa: le mie adorate rose! –  Il mercante cadde in ginocchio e supplicò quel mostruoso essere di perdonarlo:  – Vostra Grazia, scusatemi! Non volevo mancarvi di rispetto ma solo portare una rosa a una delle mie figliole, che me l’aveva chiesta in dono. –   – Non chiamatemi Vostra Grazia! – ruggì quell’altro. – Io sono la Bestia. E non cercate di rabbonirmi. Vi risparmio, ma a una condizione. –  – Quale? – domandò il mercante con un filo di voce.  – Che una delle vostre figliole venga qui volontariamente e si sacrifichi al posto vostro! – rispose seccamente la Bestia.  Poi, ordinò al mercante di partire subito facendosi promettere che, se nessuna delle sue figlie era disposta a sacrificarsi per lui, sarebbe tornato al castello entro tre mesi per pagare con la vita il furto della rosa.   Il mercante accettò col cuore pesante. Non voleva certo chiedere a una delle sue figlie di morire al posto suo, ma voleva almeno abbracciarle tutte per l’ultima volta.   A sorpresa, la Bestia gli disse ancora una cosa, qualcosa di completamente inatteso: – Non voglio che andate via a mani vuote. Nella camera dove avete dormito troverete un gran baule vuoto. Lo farò portare a casa vostra. –  Il mercante tornò in quella stanza e vi trovò davvero un gran baule vuoto ma anche un mucchio di monete d’oro. Mise le monete nel baule e lo chiuse. Il pensiero di poter lasciare quell’oro in eredità ai suoi figli lo consolava un poco.   Quindi, uscì dal castellò, salì in sella al cavallo e in men che non si dica ritrovò la strada di casa, che raggiunse nel giro di qualche ora.  Non appena si accorsero del suo arrivo, i figli del mercante si precipitarono ad accoglierlo festosamente.  Ma ai sorrisi dei ragazzi il padre rispose con occhi pieni di lacrime. Teneva in mano la rosa che aveva colto nel giardino della Bestia. La porse a Bella.  – Prendi questa rosa, figlia mia. – disse piangendo – È un regalo che costerà molto caro al tuo infelice papà! –  Così, tra un singhiozzo e l’altro, il mercante spiegò ai figli che cosa gli era capitato.   Non aveva ancora finito di parlare che subito le due figlie maggiori si scagliarono contro Bella, accusandola della disgrazia che era accaduta.  – Volevi distinguerti da noi e hai chiesto a papà di portarti non vestiti o gioielli ma una semplice rosa. – la aggredirono. –E lo vedi? Questo è il risultato. Nostro padre morirà a causa tua! –  Come rispose Bella? Per un po’ restò in silenzio. Non piangeva e non provava a giustificarsi. Improvvisamente però interruppe gli insulti e gli strilli delle sorelle.  – Non c’è nessun bisogno di piangere o gridare, sorelle mie. – disse Bella con voce ferma e serena. Poi, annunciò sua decisione: – Andrò io tra le grinfie del mostro al posto di papà. Sarò felice di sacrificarmi per lui e di dimostrargli, in questo modo, l’affetto infinito che sento nei suoi confronti. –  – No! – si intromisero i fratelli, – Dalla Bestia ci andremo noi e la faremo a fettine, così la nostra famiglia sarà salva. –  – Non contateci ragazzi miei…– replicò il padre con voce tremante, – io l’ho vista coi miei occhi e vi dico che la Bestia è troppo grande e forte per chiunque. –  Poi, il vecchio ammise di essere di essere molto commosso e grato per l’affetto di Bella, ma no, non poteva accettare che la sua generosa figliola,   una fanciulla nel fiore degli anni, si sacrificasse per lui.  – Mi restano comunque poche stagioni, – constatò il mercante tirando su col naso – e non posso scambiarle con tutta la vita che ha davanti la mia cara Bella. –   – No, papà! – lo contraddisse la ragazza abbracciandolo. –Ti assicuro che non tornerai al castello senza di me, mai e poi mai! Vuoi forse chiudermi in casa per impedirmi di seguirti e spezzarmi così il cuore? –   Il mercante proprio non riuscì a far cambiare idea a Bella.   La preoccupazione e l’angoscia dominavano i suoi pensieri, tanto che si era dimenticato del baule pieno di monete d’oro che la Besta gli aveva promesso.  Come biasimarlo? Del resto, per la testa aveva ben altro!   Quando però si ritirò in camera sua e vi trovò il baule con le monete d’oro rimase molto stupito. Come ci era arrivato lì? Sembrava una magia.   Comunque, non disse a nessuno di essere tornato ricco grazie a tutto quel denaro. Si confidò solamente con Bella perché temeva che le sue figlie maggiori, sapendo di essere tornate benestanti, avrebbero preteso di tornare immediatamente in città e lui non ne voleva proprio sapere!  
La Bella e La Bestia
Arrivò il giorno della partenza di Bella per il castello della Bestia. Tutti quanti erano in lacrime. I fratelli singhiozzavano disperati ma le due sorelle facevano solo finta di piangere perché in realtà erano ben felici di sbarazzarsi di Bella. Piangevano come attrici provette perché si erano sfregate gli occhi con la cipolla.   Bella però si sforzò di non versare neppure una lacrima per non aumentare ancora il dolore dei suoi familiari.  Lei e il padre, dopo gli ultimi abbracci, si misero in viaggio e, verso il tramonto, avvistarono il meraviglioso castello della Bestia. Giunsero che era ormai buio. Come l’altra volta, il maniero sembrava disabitato, ma ogni cosa era in perfetto ordine. Il cavallo si avviò da solo verso la scuderia, dove lo attendeva un vero e proprio banchetto a base di fieno.  Bella e suo padre, invece, entrarono nell’edificio. La ragazza rimase a bocca aperta: bellezza e splendore erano ovunque. I due fecero il loro ingresso nel salone dove la tavola era sontuosamente imbandita e apparecchiata per due con bicchieri di cristallo, posate d’argento, piatti di porcellana e una tovaglia ricamata. Padre e figlia si accomodarono. Bella riempì il piatto del genitore di prelibatezze, cercando di mostrarsi sorridente e allegra. Ma dentro di sé pensava: ¬– Con tutte queste delizie è chiaro che la Bestia vuole mettermi all’ingrasso prima di mangiarmi in un sol boccone. Povera me! –  Il mercante, come ci si può immaginare, fece un tentativo ma non riuscì a mangiare nulla. Cincischiava a testa bassa con le posate d’argento per nascondere a Bella le lacrime che gli rigavano il viso.   Improvvisamente, un frastuono insopportabile li fece sobbalzare sulla sedia: era la Bestia che stava arrivando. Il mercante strinse la mano alla figlia. Poco dopo la Bestia entrò nel salone, dove i due lo aspettava tremando. Che paura! La Bestia osservò a lungo e sospettosamente la giovane. All’improvviso le domandò: – Siete venuta qui di vostra spontanea volontà? ¬–  – S-sì. Nessuno mi ha costretta. – rispose in un sussurro la ragazza.  – Uhm… – rifletté la Bestia ad alta voce – Allora, forse siete davvero una fanciulla di buon cuore. ¬–  Il mercante osservava la scena pallido e in silenzio.  Di scatto, la Bestia si voltò verso di lui e gli disse: ¬– Brav’uomo, voi domani partirete e, per vostra fortuna, non metterete più piede qui dentro! Quanto a voi,¬– aggiunse rivolgendosi a Bella ¬–buonanotte! ¬–  ¬– B-buonanotte…¬– rispose lei con un filo di voce.   Poi la Bestia sparì.  Intermezzo    Il mercante si gettò al collo della figlia. Piangeva a calde lacrime, supplicandola: ¬– Ti scongiuro. Torna a casa e lascia che resti io col mostro! ¬–– No, papà. ¬– rispose Bella con voce di nuovo ferma e sicura – Resterò qui io e tu tornerai a casa. ¬–  Poi entrambi andarono nelle stanze da letto degli, convinti che non avrebbero chiuso occhio.   Invece, si addormentarono subito. Bella fece anche un sogno. Cosa sognò?  Sognò una Regina che, sorridendo, le disse:  – Cara Bella, ti garantisco che il sacrificio che stai facendo per il tuo caro papà sarà premiato! ¬–  Al risveglio, la ragazza raccontò il sogno al padre. Così lui ebbe un po’ di conforto ma non abbastanza da trattenere i singhiozzi e il pianto quando arrivò il momento di lasciare la figlia.  Una volta rimasta sola nel castello anche Bella scoppiò in un pianto disperato, ma quando si fu calmata si impose di essere coraggiosa.  Per passare il tempo iniziò a girovagare per le stupende stanze del castello. Immaginate la sua meraviglia quando vide sopra una porta una targa dorata con la scritta Appartamenti di Bella! Aprì lentamente la porta e entrò in un’ala del castello che la Bestia sembrava aver preparato apposta per lei. Wow!  C’erano una gran biblioteca così fornita che lasciò Bella senza parole e un magnifico pianoforte su cui erano posati diversi spartiti.  – Se mi ha circondato di tante belle cose, ¬– si disse Bella sollevata – Probabilmente la Bestia non ha nessuna intenzione di mangiarmi!  ¬–  Rasserenata, si avvicinò alla biblioteca e prese un libro dallo scaffale.   Lo aprì e vide che sulla prima pagina c’era scritto, in eleganti lettere d’oro Qui siete signora e padrona! Ogni vostro desiderio è un ordine.   Bella allora sospirò con tristezza.  – Beh, l’unica cosa che vorrei, ¬– mormorò – sarebbe vedere come sta il mio papà in questo momento. ¬–  Non aveva ancora finito di parlare che sullo specchio appeso alla parete era apparso suo padre che, disperato, scendeva da cavallo e rientrava in casa. Nello specchio vide anche le sue sorelle che lo abbracciavano, apparentemente addolorate, ma che in realtà faticavano a nascondere la soddisfazione per essersi liberate di lei.  La visione nello specchio durò pochi istanti ma Bella dentro di sé ringraziò la Bestia, che considerava l’artefice di quella magia.   All’ora di pranzo, la ragazza trovò la tavola perfettamente apparecchiata. In sottofondo, si udiva una musica stupenda ma Bella, guardandosi intorno, non vide nessun suonatore. Era un’altra magia?  La fanciulla quel giorno pranzò da sola ma all’ora di cena, con il solito frastuono, fu raggiunta dalla Bestia.  Bella, nonostante tutto, sentì un brivido di paura.   – Vi fa piacere che io sia qui a cenare con voi? – le domandò la Bestia un po’ esitante.  –Qui il padrone siete voi e quel che fa piacere a me non ha importanza! – rispose Bella seccamente.  – Vi sbagliate! – si affrettò a replicare la Bestia. – Voi qui siete come una regina e siete padrona di ogni cosa. Se la mia presenza vi disturba dovete solo dirmelo e me ne andrò. Vi sembro così brutto? –  – Non mi piace dire bugie. –  cominciò a spiegare Bella. – Quindi devo ammettere che sì, siete brutto. Ma vi dico anche che secondo me avete un cuore d’oro! – concluse la fanciulla.   – Oltre a esser brutto – riprese la Bestia in tono un po’ lamentoso – ho anche il difetto di non avere sale in zucca. Ahimè, sono stupido. –   – Ma cosa dite?! – ribatté Bella, – Gli sciocchi credono di essere le persone più intelligenti del mondo. Quindi, se avete il dubbio di essere stupido probabilmente non lo siete affatto: gli stupidi veri non se lo chiedono mai. –  Poi, la Bestia la invitò a mangiare e a godersi le meraviglie del castello.   – Tutto ciò che vedete qui, – spiegò la Bestia – è per la vostra felicità e per me sarebbe tremendo sapere che non siete contenta! –   – Come siete gentile, Bestia! – esclamò allora Bella con sincerità – E quando sorridete non sembrate neppure così brutto! –  – Anche se sono gentile resto pur sempre un orribile mostro, ahimè! –  – Eppure, vi assicuro che conosco degli uomini che nell’animo sono ben più mostruosi di voi! –  – Sul serio? Quello che dite mi colpisce molto…– osservò la Bestia timidamente.   Intermezzo  Bella assaporò la cena con gusto ma sobbalzò di spavento quando la Bestia di punto in bianco le chiese:  – Volete sposarmi? –.  La ragazza rimase per un po’ in silenzio prima di rispondere di no, con la voce che le tremava.  Allora, la Bestia emise un sospiro rassegnato, si alzò da tavola e se ne andò.   Bella era dispiaciuta per la condizione del mostro.  Per i tre mesi successivi lei e la Bestia si incontrarono ogni sera a cena. Lui era sempre gentilissimo. Non si comportava mai da provolone, come invece facevano tanti giovanotti.  Giorno dopo giorno, Bella iniziò ad attendere con impazienza le nove di sera, l’ora in cui la Bestia arrivava da lei.  Solo una cosa la rattristava.  Tutte le sere il mostro le faceva una proposta di matrimonio e tutte le sere lei doveva rispondere di no. Era chiaro che ad ogni rifiuto la Bestia ci rimaneva malissimo.   –Bestia, è spiacevole dovervi spezzare il cuore ogni sera…– gli disse Bella una volta. – Perché non vi accontentate della mia amicizia? Quella ci sarà per sempre! –.  –Diciamo la verità, – replicò il mostro – Devo accontentarmi dell’amicizia perché sono brutto! Ma, – aggiunse – me la farò bastare. Promettetemi solo che non mi lascerete mai. –  Intermezzo  A queste parole Bella prima arrossì, poi sbiancò. Cosa rispondere alla Bestia?  Poco prima, infatti, lei aveva visto nello specchio magico che suo padre si era ammalato per il dolore di averla lasciata al castello e Bella avrebbe voluto correre subito da lui.  Per cui esclamò: – Certo che posso promettervi di non lasciarvi mai! Ma mi si spezza il cuore quando penso che mio padre è malato e io non posso nemmeno andare a trovarlo…–  – È a me che si spezza il cuore sapendo di farvi soffrire! – replicò la Bestia amaramente – Andate, tornate pure da vostro padre e io qui mi lascerò annientare dal dolore.  –  – Ma non potrei mai abbandonarvi per sempre! – rispose Bella ¬– Le mie sorelle si sono sposate, i miei fratelli sono partiti e non c’è nessuno a prendersi cura di papà. Vi chiedo semplicemente di lasciarmi passare una settimana con lui. Tra otto giorni sarò di ritorno al castello, ve lo giuro! –  La Bestia non sopportava di vedere Bella angosciata.   –Domani sarete a casa di vostro padre – le assicurò. – Vi prego di ricordarvi della vostra promessa di tornare qui. Quando vorrete rientrare al castello vi basterà appoggiare sul comodino l’anello che portate al dito. – 
La Bella e La Bestia
Al mattino si risvegliò e… magia! Si trovava nella sua vecchia stanza, nella casetta di suo padre.   Bella balzò fuori dal letto e, a piedi scalzi e con la camicia da notte che le svolazzava intorno, corse nella camera da letto del malato.  Che felicità per il mercante ritrovarsi davanti l’adorata figliola!  Quanti sorrisi, quanti baci, quanti abbracci, quante lacrime di gioia!  Tornata in camera sua per vestirsi, Bella si accorse che accanto al letto era comparsa una cassapanca di legno piena di vestiti stupendi, di certo un altro dono incantato della Bestia.   Più tardi, scelse l’abito più semplice di tutti e lo indossò. Tutti gli altri vestiti voleva regalarli alle sorelle.   Qualcuno corse ad avvertirle dell’inatteso ritorno di Bella e le due si precipitarono a casa del padre, accompagnate dai rispettivi mariti.   Gli uomini che avevano sposato? Uno era un bellimbusto, superbo e vanitoso che si litigava con la moglie lo specchio di casa. Infatti, passava tutto il giorno ad ammirare il proprio riflesso, senza degnare di uno sguardo colei che aveva sposato.   Quanto al marito dell’altra, invece, era un provolone che faceva gli occhi dolci a qualsiasi donna gli capitasse davanti, eccetto sua moglie.   Quando le due entrarono in casa e videro la sorella minore splendidamente abbigliata come reagirono? Ovviamente, si morsero le labbra e diventarono verdi d’invidia!  E quando Bella raccontò ingenuamente i lussi della sua vita al castello per poco le sorelle non esplosero di gelosia. Bella se ne accorse e fece di tutto per rasserenarle: gli regalò vestiti e cercò di condividere la propria fortuna con loro ma fu tutto inutile.   Le sorelle maggiori continuavano a rodersi il fegato.   – Che cos’abbiamo noi meno di Bella? – si sfogavano quando erano sole. – Siamo di gran lunga più affascinanti di lei! –  Non riuscivano proprio a rallegrarsi per la fortuna di qualcun altro, specialmente se la fortuna era toccata alla loro sorella minore.   – Facciamo in modo che il giorno stabilito Bella non torni dal suo mostriciattolo! – si dissero una volta che erano intente a confabulare – Vedrai come si infurierà la Bestia con lei. Forse se la mangerà addirittura! –  Ma come potevano fare perché la loro sorella minore infrangesse la promessa?   Intermezzo  Ci riuscirono fingendosi disperate per la partenza di Bella. Piangevano, si rotolavano sul pavimento, si strappavano i capelli e dicevano di non voler più vivere lontano dalla loro adorata sorellina.  Bella, che desiderava moltissimo farsi benvolere dalle sorelle, ci cascò.  Invece di andare dal mostro, decise di restare con la sua famiglia per altri otto giorni.  Durante la decima notte che trascorse nella casa paterna però Bella fece un sogno terribile.   Un vero e proprio incubo: sognò che la Bestia giaceva sul prato davanti al castello, in fin di vita.   Bella si svegliò di soprassalto.  – Che cosa ho fatto?! – disse a voce alta nella stanza buia e silenziosa. – Perché non ho accettato le proposte di matrimonio della Bestia? Non è affatto bello, è vero, ma il suo cuore è meraviglioso. Con lui come marito sarei sicuramente felice. È buono, gentile e sa ascoltare. Se la Bestia morisse a causa mia, non me lo perdonerei mai! –   Subito dopo, si sfilò l’anello che portava al dito e lo mise sul comodino.   Poi, si rimise a dormire.  Proprio come le aveva detto la Bestia, il giorno seguente Bella si svegliò nel castello.   Diversamente dal solito, nel corso della giornata la giovane passò parecchio tempo a scegliere l’abito da indossare per la cena. Non vedeva l’ora di ritrovarsi insieme alla Bestia!  Arrivò il tramonto e poi si fece buio. Bella, bellissima come non mai, era scesa nel salone e si mise ad attendere, impaziente, l’arrivo della Bestia. Si lisciava la gonna dell’abito, stropicciava i guanti e camminava nervosamente avanti e indietro, con le scarpine eleganti che ticchettavano sul pavimento. Aspettò per ore ma la Bestia non arrivò.   Che tristezza provò Bella quando si rese conto che lui non sarebbe venuto.   Sentì un nodo stringerle la gola e le lacrime salirle agli occhi.   Dov’era la Bestia che amava?  Bella iniziò a perlustrare il castello in lungo e in largo. Camminava in fretta, a volte inciampando nell’orlo dell’ampia gonna. Ma non le importava: se cadeva, si rialzava e riprendeva a cercare la Bestia.  Dopo aver controllato in ogni stanza, salone, salotto e passaggio segreto, Bella si ricordò dell’incubo che aveva fatto, quello con la Bestia morente in giardino. Si precipitò all’esterno.   Ecco la Bestia! Il grosso corpo era accasciato sul prato, privo di sensi. Bella vi si gettò sopra e, sentito che il suo cuore batteva ancora, cercò dell’acqua per rianimare l’amato. Gli bagnò la testa.   Funzionò.  ¬– Oh, – sussurrò la Bestia aprendo gli occhi e sorridendo appena – sto per morire ma lascio questo mondo con la gioia di aver rivisto la mia carissima Bella. –   – No! –  esclamò Bella stringendolo a sé – Voi non morirete ma vivrete per diventare mio marito! Ho capito che non riuscirei a vivere senza voi e la paura di perdervi mi ha fatto comprendere che anch’io sono innamorata di voi. –   Intermezzo    Appena Bella pronunciò quelle parole accade qualcosa di straordinario!  Le luci che illuminavano castello divennero ancora più splendenti, nel cielo comparvero fuochi d’artificio, colorati e bellissimi, e una musica dolcissima si diffuse nell’aria.  Che spettacolo strabiliante!  Ma la magia che lasciò Bella davvero senza fiato fu quando si voltò a guardare il suo amato e al posto della Bestia vide… un Principe dall’aspetto magnifico.   Bella si spaventò. Dov’era finito il suo promesso sposo?!   Il bel Principe la rassicurò con un sorriso e, con pazienza, le spiegò tutto.  – Mia cara Bella, la Bestia sono io. Una fata malvagia con un tremendo maleficio aveva trasformato il mio corpo in quello di un mostro orrendo.   Solo l’amore sincero di una fanciulla avrebbe potuto restituirmi il mio vero aspetto. E voi, Bella, innamorandovi di me, siete riuscita a rompere l’incantesimo! –  Il Principe disse queste parole mentre era ancora seduto sul prato. Bella allungò una mano verso di lui. Insieme si alzarono e rientrarono nel castello.  Le sorprese per Bella non erano ancora finite!  Entrata nel salone, infatti, trovò ad aspettarla la sua famiglia al completo, sorelle malvagie incluse.  Com’erano arrivati lì tutti quanti? Semplice!  Ricordate la Regina che era apparsa in sogno a Bella la prima notte che aveva trascorso al castello? Quella che le aveva assicurato che la sua bontà sarebbe stata ricompensata?  Bene, quella Regina era una fata buona dotata di grandi poteri! Era lei ad aver portato lì la famiglia della fanciulla. La fata prese la parola e disse:   – Bella, siete una ragazza saggia e generosa. Avete preferito la bontà del cuore della Bestia ad  uomini di bell’aspetto ma dal cuore vuoto.   Se il vostro animo resterà così nobile, diventerete una grande sovrana. –  Bella annuì, intimidita e felice.   Ma la fata aveva ancora qualcosa da dire.:   – Quanto a voi due, signore mie, – fece rivolgendosi con voce severa alle sorelle di Bella – col cuore di pietra e pieno di invidia che vi ritrovate sarete trasformate in statue. Starete all’ingresso del salone del castello, così avrete sempre sotto il naso la felicità di vostra sorella. Esiste un modo per rompere l’incantesimo? Certo! Dovrete riconoscere i vostri errori e pentirvi, ma dubito che succederà. Perché di tutti i difetti l’invidia è il più difficile da sradicare. E ora vi saluto: au revoir! –  Dette queste parole agitò la bacchetta per aria e, puf, sparì.  Bella e il Principe, vissero a lungo felici grazie al loro amore, basato non sull’apparenza esteriore ma su un legame sincero e sulla bontà. 
La Bella e La Bestia